L'arte
di negoziare (II parte)
In un
mondo di ruoli sempre più elastici in cui quasi tutto
viene discusso o negoziato sia nella vita professionale
sia in quella privata, saper trattare con gli altri è
diventato essenziale. Cinque piccole regole e qualche
consiglio per arrivare dove si vuole salvando capra e
cavoli.
Prima ancora di iniziare una trattativa,
indipendentemente dal risultato che vorremmo ottenere,
dovremmo chiederci quanto siamo preparati. Molti
negoziati falliscono ancora prima di cominciare per
mancanza di preparazione, o perché la qualità della
preparazione lascia a desiderare. Prepararsi, ossia
riflettere sul proprio obiettivo, pensare alle possibili
resistenze dell'altra parte, individuare le alternative
e le opzioni disponibili, concentrarsi sui reciproci
interessi – è questo che intendiamo per “preparazione”.
Conoscere i propri interessi.
Sembra scontato che lo si sappia, ma non sempre è
così. Spesso infatti un obiettivo ne contiene altri in
conflitto tra di loro. Per questo è importante aver
preparato una scala gerarchica dei propri interessi e
averla sempre ben presente durante qualunque trattativa
per evitare l'errore, purtroppo molto frequente, di
cedere su un punto fondamentale per ottenere un
vantaggio meno importante.
Conoscere i loro interessi.
Di solito è difficile ottenere qualcosa a spese degli
altri, per questo è importante essere capaci di
mettersi nei loro panni per capire la loro posizione. In
mancanza di informazioni certe, proviamo a guardare il
nostro problema dal loro punto di vista.
Pensare alle opzioni.
Questa è una parte fondamentale, e usata bene, è un
grande strumento nelle mani di chi inizia il negoziato.
Quando non è possibile raggiungere un obiettivo
primario, ci sono spesso altri modi per soddisfare i
propri interessi. Insistere su un'unica posizione che
non prevede alternative equivale a finire in un vicolo
cieco. Che cosa faremo in questa condizione se la
risposta è negativa? Le opzioni generano nuove
alternative che vale sempre la pena di esaminare;
inoltre, presentare varie alternative rende più
difficile alla controparte respingerle tutte. Infine, è
utile anche preparare una sorta di alternativa di
riserva, che rappresenta il minimo negoziabile al di
sotto del quale si sa già, prima ancora di iniziare a
parlare, che non si ammette di scendere.
E ora, partendo dal presupposto che prima di sederci
intorno a un tavolo per discutere abbiamo “fatto i
compiti” a dovere, ecco i cinque consigli per superare
o aggirare le barriere all'accordo, delle quali ci siamo
occupati nella prima parte di questo articolo.
La nostra reazione.
Questo è in primo, e in molti casi, il più grande
ostacolo a una buona trattativa. Reagire quando si viene
aggrediti è infatti un comportamento del tutto naturale
e istintivo, al quale è difficile opporsi. Il primo
consiglio è allora quello di sospendere questa
reazione, in altre parole, darsi il tempo di
riguadagnare un minimo di distacco mentale dagli eventi
che si stanno svolgendo. Basta qualche secondo per
riconquistare l'equilibrio mentale e per concentrarsi di
nuovo su quello che si vuole raggiungere. L'obiettivo
finale di qualsiasi negoziato non è battere
l'avversario né avere ragione, ma ottenere ciò si
desidera raggiungere.
La loro reazione. Il
successivo ostacolo da aggirare sono le emozioni
negative degli altri, le loro reazioni di difesa, le
paure, il sospetto e l'ostilità. Una volta che abbiamo
riguadagnato il distacco necessario a proseguire una
trattativa, siamo in posizione di aiutare gli altri a
riconquistare il loro. Un modo efficace di farlo è
deludere le loro aspettative: se la controparte si
aspetta che ci comporteremo da nemici, noi ci metteremo
dalla loro parte per ascoltarli, cercheremo di capire e
di appoggiare per quanto possibile le loro posizioni e i
loro stati d'animo, e in generale mostreremo rispetto
per le loro idee e i loro punti di vista.
La loro posizione. Più
ci opporremo direttamente alle posizioni degli altri,
più li rinforzeremo nelle loro convinzioni. Ci vuole
pochissimo per trasformare un negoziato in uno scontro
aperto, e questo è un buon modo per riuscirci. Per
evitare questa trappola basta ascoltare, poi darsi un
po' di tempo per riformulare le cose dette in un modo
che lasci spazio alle alternative o alle aperture. Se
non abbiamo capito una cosa è legittimo chiedere
spiegazioni, naturalmente dopo che l'abbiamo
riformulata. E' importante assumere l'atteggiamento e il
linguaggio di una persona sinceramente interessata a
risolvere un problema.
La loro insoddisfazione. Può
darsi che la trattativa stia procedendo in modo
soddisfacente, ma che nonostante l'assenza del “muro
contro muro” la controparte non sia del tutto convinta
o soddisfatta dell'obiettivo comune. A questo punto,
spingere per concludere a proprio vantaggio non farà
altro che rinforzare i dubbi, mentre tendere la mano per
cercare di mettere a punto i dettagli poco convincenti
fino a raggiungere una posizione condivisa è la scelta
migliore.
La loro forza. Cosa
fare quando a dispetto di tutto l'altra parte non
intende cedere né trovare in alcun modo un punto di
intesa? Il ricorso alla forza dovrebbe sempre essere
l'ultima opzione, perché, come ha detto qualcuno, le
guerre si fanno per vincerle. Se invece si sa di essere
in una posizione di relativa forza, e di avere comunque
una valida alternativa in caso di fallimento del
negoziato, di questa forza possiamo comunque fare un
buon uso per continuare a negoziare fino a quando si
raggiunge un'intesa, o fino a che non si arriva un punto
morto irrecuperabile.
Leggi
anche: l'arte di negoziare (I parte)
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