L'illusione
della media
Il
termine “media”, come viene comunemente inteso, si
presta a moltissime manipolazioni, non tutte innocue e
quasi mai innocenti.
Media, mediana e moda
Come sappiamo, con le statistiche si possono
affermare, negare, o distorcere moltissime cose. Per
farlo, è sufficiente alterare ad arte il campione di
riferimento, manipolare i risultati, ed esprimerli in
modo parziale, alterato o scorretto. Consideriamo, a
titolo di esempio, i redditi annuali degli abitanti di
una certa città:
- la
media dei loro redditi corrisponde
alla media aritmetica di tutti i redditi di
tutti gli abitanti, e si ottiene sommando tutti i
redditi individuali e dividendo la somma per il
numero dei cittadini. In questo esempio,
supponiamo che questa cifra sia di € 10.000;
- la
mediana, invece, indica che metà
dei cittadini (50%) in questione ha un reddito
annuale superiore, per esempio, a € 2.000, e
l’altra metà (50%), un reddito annuale
inferiore a € 2.000;
- la
moda, infine, indica il reddito più
frequentemente incontrato nella serie di tutti i
redditi, per esempio €
3.000 - in altre parole, la cifra che
compare con la maggiore frequenza in una serie di
cifre. Perciò, se nella città del nostro esempio
ci sono più abitanti con un reddito annuale di
€ 3.000 che con qualsiasi altro reddito, la
cifra di € 3.000 rappresenta il reddito modale.
Come
si può osservare, la media non qualificata è
quasi priva di significato, e il caso peggiora in
presenza di informazioni nelle quali le medie sono così
vicine tra di loro che ha poco senso distinguerle
singolarmente.
Media, mediana e moda: cosa farne nella vita di
tutti i giorni
Se leggiamo in un articolo che l’altezza media di
una popolazione è di 1.70 m, possiamo farci un’idea
relativamente attendibile della sua statura e non
abbiamo interesse a sapere quale cifra esprime una
media, una mediana o una moda. Infatti, le medie si
avvicinano molto tra di loro in presenza di alcuni
tipi di dati - per esempio quelli relativi alle
caratteristiche fisiche umane - che seguono una distribuzione
(statistica) normale, tanto che
tracciando una curva per rappresentarli si ottiene una
forma simile a una campana (la famosa curva a
campana o curva di Gauss) nella quale media,
mediana e moda convergono nello stesso punto.

Tuttavia,
se nel caso di alcune caratteristiche una media vale
l’altra, nel caso di fenomeni diversi questo non è
più vero, e la curva che poteva descrivere la
distribuzione dell’altezza di una popolazione non è
più adeguata a descriverne, per esempio, la
distribuzione della ricchezza.
Come
mostra l’immagine, la curva a campana tende ad
appiattirsi alle estremità, rappresentando perciò
le grandi deviazioni (i nani o i giganti,
nell’esempio dell’altezza) come concettualmente
possibili ma troppo rare per avere un significato
statistico. Altre quantità fondamentali, per esempio
la ricchezza, seguono invece distribuzioni che hanno
estremità più spesse, e hanno probabilità più
elevate di valori estremi che possono avere un impatto
molto significativo sul totale.
Se infatti si può tranquillamente ignorare la
probabilità di incontrare un essere umano alto
chilometri o pesante tonnellate, se si sommano le
ricchezze delle mille persone più ricche del mondo e
si aggiunge Bill Gates, il fondatore di Microsoft, si
troverebbe che egli da solo rappresenta una
percentuale estremamente elevata del totale, mentre
tutti gli altri rappresenterebbero solo la variazione
della sua ricchezza personale nell’ultima manciata
di secondi.
Perciò,
mentre peso, altezza e consumo di calorie sono
gaussiani (hanno una distribuzione gaussiana), cioè
seguono una distribuzione normale rappresentabile con
una curva a campana simmetrica, la ricchezza non lo è,
come non lo sono la dimensione dei fondi speculativi,
i guadagni dei mercati finanziari, il numero dei morti
nelle guerre o negli attacchi terroristici, e in linea
di massima, la maggior parte delle variabili create
dall’uomo.
Questioni
di vita o di morte
Come vedremo, la confusione relativa alla media si
trasferisce a molti settori, con conseguenze a volte
paradossali. Qualche anno fa, al biologo evoluzionista
Stephen Gould fu diagnosticata una grave forma di
tumore allo stomaco e gli fu comunicato che la
sopravvivenza alla malattia aveva una mediana di
circa otto mesi.
La gravità della situazione che gli era stata
prospettata spinse Gould a informarsi da solo, e lo
portò a scoprire che la sopravvivenza attesa
(ovvero la media) era molto superiore a otto
mesi. Gould si rese conto che attesa e mediana
non erano sinonimi, ossia che la mediana indica che
circa il 50% delle persone muore prima di otto mesi,
mentre il 50% sopravvive più a lungo, a volte molto
più a lungo, non di rado quanto una persona sana.
L’asimmetria che Gould osservò, cioè che
chi muore, muore molto presto, e chi sopravvive vive a
lungo, lo convinse che la media della sopravvivenza
non c’entra affatto con la mediana della
sopravvivenza, e lo spinse a scrivere un famoso
articolo, La mediana non è il messaggio: “È
diventato un po’ troppo di moda, secondo me,
considerare l’accettazione della morte come qualcosa
di equivalente alla dignità. Certo concordo … che
c’è un tempo per amare e un tempo per morire … ma
per la maggior parte delle situazioni … preferisco
la visione marziale che la morte è il nemico ultimo,
e perciò non trovo nulla di riprovevole in coloro che
combattono con forza lo spegnersi della luce. Le armi
della battaglia sono tante, e nessuna è più efficace
del senso dell’umorismo. La mia morte fu annunciata
a un incontro dei miei colleghi in Scozia, e mancò
poco che mi godessi il delizioso piacere della lettura
del mio necrologio scritto da uno dei miei migliori
amici … L’incidente mi fece fare la prima bella
risata dopo la diagnosi. Pensate, quasi mi trovai a
ripetere il più celebre motto di Mark Twain: le
notizie sulla mia morte sono di gran lunga esagerate”.
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